Tra colori e pennelli per conoscere ed apprezzare sempre più se stessi, lontani da ogni giudizio per vivere la libertà interiore
Sta destando sempre maggiore interesse il laboratorio espressivo della cooperativa Aladino a Campobasso, un progetto innovativo che offre a bambini e adolescenti uno spazio di vera libertà comunicativa attraverso disegno e pittura. In questo spazio opportunamente attrezzato la libera espressione del sé passa attraverso la pittura priva di costrizioni e di pregiudizi: ogni partecipante sceglie il foglio grande o il foglio piccolo, i colori da utilizzare, decide dove collocare il disegno, se dipingere seduto o in piedi… e disegna, traccia linee, colora, lasciando viaggiare forme e tinte così come vengono fuori.
Ciò che caratterizza il laboratorio espressivo e lo differenzia da altre metodologie è il ‘non insegnamento’: non ci sono imposizioni e limiti al disegno, si risveglia l’interesse per il fare, il disegno libero in gruppo porta ad ascoltare e valorizzare i propri tempi e quelli degli altri, a sospendere ogni giudizio sugli altri e ogni timore del giudizio altrui. E a crescere, superando gli ostacoli.
E spesso si risolvono piccoli o grandi problemi legati all’emotività, al comportamento, alle paure, al vissuto. Giocando, con il sorriso, si impara a vivere ‘liberi da’ …
Sono diversi e di ogni età i bambini e i ragazzi che già frequentano con regolarità il laboratorio che si trova in via Piave 58 (aperto tutti i giovedì dalle 17.30 / 19.00) e altri sono appena partiti per un percorso nuovo. Con Elvira Battista, la psicologa e pittrice che ha portato in Molise questa esperienza, cerchiamo di capirne di più.
Quali motivazioni spingono le famiglie a portare qui i loro ragazzi?
Qui si arriva per motivi diversi: per passione verso il disegno, per divertimento, per la ricerca di una terapia, per provare a risolvere un problema… In ogni caso chiunque approda nel mio laboratorio rimane sorpreso, percepisce qualcosa di gioioso ed allo stesso tempo inatteso, si sente subito a suo agio e non se ne vuole più andare. Perché i bambini oggi sono abituati alla regola del ‘vince il migliore’ e per vincere devono conformarsi; ciò che conta sono i successi e i buoni voti e questo spesso divide il loro mondo in vincenti e perdenti. Molti ragazzi si convincono così di essere i peggiori, hanno paura di essere se stessi e l’autostima scivola sotto i piedi…
Il laboratorio, quindi, vuole scardinare questa abitudine alla competizione…
Sì. In questo strano luogo i più piccoli imparano senza rendersene conto a riconoscere le proprie debolezze e incapacità, in un percorso intorno alla tavolozza, ‘fra gli altri’ e mai ‘a scapito degli altri’, fra silenzio e parole, senza competizione o giudizio, imparando così ad essere liberi e ad apprezzarsi. E’ indispensabile combattere l’educazione alla competizione, al confronto, al giudizio. La diversità offre la possibilità di sentirsi sé stessi e quindi di esprimersi.
L’approccio sembra contrastare però con quello che va per la maggiore nella scuola dell’infanzia, dove la parola d’ordine ricorrente è colorare …e colorare bene.
Nella scuola dell’infanzia tradizionale non si colora solo, i bimbi vengono corretti se sbagliano colore, che per loro non corrisponde alla realtà ma alle loro sensazioni interiori. Vengono ripresi se vanno fuori dal bordo, ma a quell’età la coordinazione motoria non è ancora matura. Così crescono nella competizione, i loro tempi di apprendimento non vengono rispettati e spesso gli insegnanti sono fieri dei risultati raggiunti. Poi però ci chiediamo come mai i bambini oggi sono diventati più aggressivi…
Quanto conta la passione per il disegno o per l’arte nell’approccio col laboratorio espressivo?
L’arte non centra niente, l’arte per avere valore ha bisogno di un pubblico, mentre nel laboratorio il bambino dipinge per il solo piacere di farlo ed è un’attività delicatissima. Bastano pochi commenti: “Bello, cos’è?” oppure “Perché hai usato quel colore?” per trasformare un bambino creatore in un esecutore, che fa ciò che piace agli altri…
L’attività laboratoriale è sempre accompagnata da colloqui?
Quando arrivano i genitori con il proprio figlio devo spiegare bene i principi del laboratorio perché in tanti si aspettano solo che io insegni a dipingere e quindi lasciano perdere.
Serve solo ai bambini? Potrebbe essere una forma di terapia liberatoria anche per gli adulti?
Il laboratorio serve assolutamente a tutti, ma l’adulto fa molta più fatica a liberarsi dai condizionamenti e spesso è molto lontano da sé stesso: la strada per ritrovarsi è così lunga che spesso si scoraggia prima di iniziare. Parliamo chiaramente: l’esercizio che si fa nel laboratorio espressivo è una sorta di sospensione del pensiero, si acquisisce la capacità di adeguarsi al nuovo (il famoso foglio bianco), si coltiva la pazienza e si raggiunge un nuovo livello di fiducia di se stessi. Ai più piccoli, privi di proprie sovrastrutture, riesce meglio. E con questo lavoro mi piacerebbe portare un serio cambiamento nell’educazione di oggi: genitori e maestri dovrebbero insegnare la libertà e l’espressione sincera di sé stessi. Valori che conducono i nostri ragazzi a scelte consapevoli e quindi ad essere felici nella vita.